Produrre in Cina: i nuovi scenari post pandemia

Produrre in Cina nel post pandemia sottopone a nuove difficoltà. Potremmo raggrupparle in due tipologie:
Problemi che hanno coinvolto tutto il mondo, quindi anche la Cina;
Problemi causati dall’evolversi della situazione interna cinese.

Le difficoltà globali post pandemia

Alle complicazioni mondiali appartengono il forte aumento del costo delle materie prime, delle fonti energetiche non rinnovabili e dei trasporti, ad esempio.

Sono aumenti che hanno colpito tutti indistintamente con i forti aumenti dei prezzi e le difficoltà di approvvigionamento, non solo chi già opera o intende produrre in Cina.

Le difficoltà interne per produrre in Cina

Le difficoltà causate dall’evolversi della situazione interna cinese, invece, sono specifiche e relative alla nuova politica, varata dal Comitato Permanente dell’Assemblea del Popolo.

La nuova politica è molto più orientata a sinistra rispetto alla precedente e tende a spingere la Cina verso una chiusura che confina con l’isolazionismo. Per chi già produce o sta pensando di produrre in Cina, questo è comunque un ostacolo che può essere risolto.

Nei mesi passati abbiamo visto: una riduzione sostanziale dei supporti all’export, una spinta decisa perché le aziende cinesi diano priorità al mercato interno e una forte campagna di rafforzamento dell’identità nazionale. Probabilmente, in futuro l’ottenimento dei visti per la Cina e anche la mobilità per gli stranieri all’interno della Cina potrebbero essere ridotti.

Produrre in Cina non è più conveniente?

Nella lunga esperienza di Aretè, i materiali hanno avuto più volte degli incrementi di prezzo repentini e notevoli. Però, sempre in una maniera limitata ad un ristretto numero di commodities.

Invece, ora gli aumenti notevoli non coinvolgono solo le commodities ma anche altro.

Un esempio di questo fenomeno per chi opera in Cina, sono i noli: prima della pandemia, per i container da 20”, per il tragitto dalla Cina all’Europa, si pagava un nolo di 700 dollari; adesso se ne pagano 4500.

Aretè, società con una forte esperienza alle spalle, può ragionevolmente assicurare che gli aumenti finiranno, nel giro di qualche mese. Si sono già presentate situazioni analoghe, in passato.

Tuttavia, oggi gli acquisti dei beni nei Paesi a basso costo di manodopera hanno subito notevoli incrementi. Però, il differenziale di convenienza è rimasto invariato: gli aumenti sono stati analoghi anche nel nostro Paese.

Industrializzare un nuovo prodotto

Al di là dei problemi generati dalla scarsità di materiali, attualmente non ci sono difficoltà per chi già si approvvigiona nel Paese asiatico.

La situazione è diversa per quanto riguarda la partenza di nuovi progetti, per chi vuole produrre in Cina.

Industrializzare un nuovo prodotto o un nuovo articolo richiede, almeno nelle fasi iniziali, una presenza costante e incisiva in loco, per guidare il processo di industrializzazione.

Tutti i problemi che si presentano in questa fase devono essere risolti in modo coerente con gli obiettivi del cliente che, a volte, sono diversi da quelli del fornitore.

Affidarsi ad un partner per produrre in Cina

Le difficoltà di cui abbiamo parlato e quella legata alla riduzione dei visti che potrebbe presentarsi in un possibile scenario futuro, possono essere facilmente superate.

Per produrre in Cina, può essere decisivo rivolgendosi ad aziende affidabili, che hanno esperienza sia nel territorio cinese, che in quello italiano.

Collaborare con un partner come Aretè, che ha una profonda conoscenza del territorio, dell’industria e dei processi produttivi sia italiani che cinesi, garantisce un buon controllo del fornitore, una buona comunicazione col cliente, un buon trasferimento dei dati e delle richieste verso la Cina e altri vantaggi.

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